di Daniele Mattoni
TrainerCoach® Cofondatore
Life & Executive Coach
Facilitatore di apprendimenti

 

La felicità in tempi di crisi

“Se guardi a lungo nel buio, c’è sempre qualcosa” [S.B.Yeats]

In questo periodo di forte crisi, è facile farsi prendere dal pessimismo. Le condizioni di ristrettezza con le quali ci confrontiamo possono innescare un “copione interno di scarsità”, che può prendere la forma di convinzioni limitanti, come quella di pensare che non ci siano possibilità, o nel credere che qualsiasi iniziativa che si intraprenda finisca per fallire: nel momento in cui si attivano questi copioni interni di scarsità diventa più difficile uscire da una crisi. Nella stessa genesi di una crisi i fattori psicologici sono determinanti. La crisi è una profezia che si auto-avvera: quando le previsioni sul futuro si fanno negative, le persone spendono di meno, questo fa calare il PIL, l’occupazione, il reddito e la previsione diventa realtà! L’economia insegna che è proprio quando cambiano le “aspettative” delle persone che si “inverte la rotta”, inizia la fase di ripresa e si inizia ad uscire dalla crisi.

Se accolta nel modo giusto, una crisi può costituire una opportunità straordinaria per rivedere le proprie abitudini, riscoprire la semplicità, valorizzare le cose belle della vita che diamo per scontate; aguzzare l’ingegno creativo per escogitare nuove idee e nuove possibilità, riscoprire la solidarietà.

Se ci accorgiamo che il nostro dialogo interiore ristagna tra preoccupazioni, pessimismo, sfiducia,  è arrivato il momento di guardare al bicchiere mezzo pieno; dobbiamo svincolarvi dal copione interno di scarsità e sostituirlo con uno di abbondanza. In che modo?  Iniziamo a domandarci: Che cosa mi rende felice ora? In che cosa mi sto impegnando? Cosa so fare? Cosa mi rende unico? Di cosa posso essere orgoglioso ora? Come posso valorizzare le mie qualità? In che cosa posso migliorare? Come posso mettere a frutto il tempo che ho? In che modo posso rendere questo problema un’opportunità o una sfida?

In un recente libro in lingua inglese di Robert A. Emmons, sono stati raccolti i più recenti studi sulla gratitudine e sugli effetti tangibili che questa emozione ha sul nostro umore e sulla nostra felicità di lungo termine. Particolarmente interessante uno studio che ha coinvolto 3 gruppi di persone per un periodo di 10 settimane:

1. Al primo gruppo fu chiesto di scrivere ogni settimana, per 10 settimane, 5 cose di cui erano stati grati nel corso dei 7 giorni precedenti.

2. Al secondo gruppo fu chiesto di scrivere 5 problemi che avevano dovuto affrontare.

3. Al terzo gruppo, infine, fu chiesto di scrivere 5 eventi che avevano vissuto.

Al termine dell’esperimento, utilizzando un test standardizzato per rilevare l’umore dei partecipanti, gli studiosi giunsero ai seguenti risultati: tutti gli appartenenti al primo gruppo (il gruppo della “gratitudine”) risultavano essere mediamente il 25% più felici degli altri partecipanti: avevano dimostrato, in modo consistente, un atteggiamento più ottimistico nei confronti del futuro, un benessere generalizzato, e una maggiore attività. Coltivare un senso di gratitudine per la vita ci permette di porci in una condizione e in uno stato d’animo attivi, di profondo apprezzamento per ciò che abbiamo. Vuol dire vivere nel presente, senza attendere eternamente che qualcosa cambi; vuol dire essere consapevoli del grande dono che è la vita; apprezzandone le piccole cose e le grandi cose che talvolta non vediamo.
Il seguente racconto riguarda un fatto realmente accaduto..
Un uomo era seduto in una stazione della metropolitana di Washington DC e iniziò a suonare il violino, era un freddo mattino …di gennaio. Suonò sei pezzi di Bach per circa 45 minuti. Durante questo lasso di tempo, poiché era l’ora di punta, è stato calcolato che 1.100 persone sarebbero passate per la stazione, la maggior parte di loro sull’intento di andare a lavorare. Passarono tre minuti e un uomo di mezza età notò che c’era un musicista che suonava. Rallentò il passo, si fermò per alcuni secondi, e poi si affrettò per riprendere il tempo perso. Un minuto dopo il violinista ricevette il primo dollaro di mancia: una donna lanciò il denaro nella cassettina e, senza neanche fermarsi, continuò a camminare.
Pochi minuti dopo qualcuno si appoggiò al muro per ascoltarlo, ma poi guardò l’orologio e ricominciò a camminare. Chiaramente era in ritardo per il lavoro.
Quello che prestò maggior attenzione fu un bambino di 3 anni. Sua madre lo invitava a sbrigarsi, ma il ragazzino si fermò a guardare il violinista. Infine la madre lo trascinò via ma il bambino continuò a camminare girando la testa tutto il tempo. Questo comportamento fu ripetuto da diversi altri bambini. Tutti i genitori, senza eccezione, li forzarono a muoversi.
Nei 45 minuti che il musicista suonò, solo 6 persone si fermarono e rimasero un po ‘.
Circa 20 gli diedero dei soldi, ma continuarono a camminare normalmente. Tirò su $ 32.
Quando finì di suonare e tornò il silenzio, nessuno se ne accorse. Nessuno applaudì, né ci fu alcun riconoscimento.
Nessuno lo sapeva ma il violinista era Joshua Bell, uno dei musicisti più talentuosi del mondo.
Aveva appena eseguito uno dei pezzi più complessi mai scritti, su un violino del valore di $ 3.5 milioni di dollari. Due giorni prima che suonasse nella metro, Joshua Bell fece il tutto esaurito al teatro di Boston, dove i post in media costavano $ 100.
Questa è una storia vera. Joshua Bell era in incognito nella stazione della metro, il tutto organizzato dal quotidiano Washington Post come parte di un esperimento sociale sulla percezione, il gusto e le priorità delle persone.
La prova era se in un ambiente comune ad un’ora inappropriata: percepiamo la bellezza? Ci fermiamo ad apprezzarla? Riconosciamo il talento in un contesto inaspettato?
Una delle possibili conclusioni di questa esperienza potrebbe essere: Se non abbiamo un momento per fermarci ed ascoltare uno dei migliori musicisti al mondo suonare la miglior musica mai scritta, quante altre cose ci stiamo perdendo ?
Il mondo che ci circonda è pieno di cose meravigliose, è pieno di fascino e di mistero, è pieno di arte. Ma per saper cogliere la bellezza che è intorno a noi occorre un impegno attivo. Risvegliare i sensi è un passo importante per poter godere appieno del proprio presente, e per poter cogliere e apprezzare tutta la bellezza che ci circonda.

Un periodo di crisi può essere una grande opportunità per riscoprire la semplicità, per imparare ad apprezzare ciò che abbiamo, per apprezzare la bellezza che ci circonda ma che a volte non vediamo. Esiste una felicità, che non dipende dalle circostanze esterne, ma dal nostro modo di di vedere la realtà. Aspetta solo di essere colta!

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