Cambiamento e  “Viaggio dell’eroe”   di Daniele Mattoni

“Quando avrete la creatività, il coraggio, la capacità di affrontare l’ignoto, assieme al potere dell’intenzione, avrete tutto” (Deepak Chopra)

 

Alcuni cambiamenti a volte ci sembra quasi di subirli. Ce li troviamo sul percorso e dobbiamo farci i conti. Altri cambiamenti siamo noi ad inseguirli, a cercarli.  Poi ci sono quei cambiamenti che vorremmo realizzare ma che rimangono per sempre nel cassetto dei sogni.

Campbell ha scoperto che i passi fondamentali di qualsiasi percorso di cambiamento si ritrovano nelle storie mitologiche  di tutto il mondo e sono comuni a molte culture.

Tutti i racconti di cambiamento sono costituiti da alcuni elementi strutturali comuni, che si trovano universalmente nel mito, nelle fiabe, nei sogni e perfino nei film.  Del resto, ogni racconto, ogni film, ogni fiaba è il racconto di un cambiamento.

Studiando i miti sul mondo degli eroi, Campbell scoprì che tutti sono la medesima storia narrata all’infinito con alcune variazioni; rilevò che tutta la narrativa segue quegli antichi modelli della mitologia e che tutte le storie possono essere ricompresse nei termini di questo copione comune, che egli chiamò viaggio dell’Eroe.

Dunque, vediamo quali sono i passaggi fondamentali di questo copione.

Il viaggio avventuroso verso un cambiamento ha inizio quando si sente una chiamata che ci spinge ad uscire dal nostro mondo ordinario: può riferirsi alla nostra identità, allo scopo della nostra vita, ai nostri valori, oppure alla possibilità di intraprendere o meno una nuova avventura.

La chiamata scaturisce dall’interno quando abbiamo dei bisogni o dei valori che non stiamo appagando, e la nostra vita “reclama” un cambiamento che non sta avvenendo  ma di cui abbiamo la necessità; ma la chiamata può essere innescata anche da un evento esterno: un incontro inaspettato, una nuova opportunità di lavoro, una malattia, un viaggio o un’esperienza che mette in crisi il nostro modo abituale di vedere le cose, che crea una discontinuità nella nostra vita.

Possiamo scegliere se accettare o se ignorare la chiamata. E’ qui che affrontiamo la nostra paura più grande.  E’ qui che l’eroe può esprimere riluttanza e può aver bisogno dell’aiuto di un mentore, di un consigliere: di qualcuno che lo incoraggi a oltrepassare la soglia.

Il maggior problema sorge quando la paura si traveste sotto forma di arguti e sensati ragionamenti con i quali spieghiamo a noi stessi i motivi per cui ci conviene ‘non’ agire.  Se non riconosciamo una paura per quello che è non possiamo  fare nulla per superarla.

Come cantava Battisti nella “collina dei ciliegi”: “a volte la saggezza è solo la prudenza più stagnante”. Riconoscendo una nostra paura possiamo decidere di esprimere coraggio per superarla. Non esiste un cambiamento che non passi attraverso un pò di rischio e di incertezza.

Nel momento in cui decidiamo di oltrepassare la soglia ci spingiamo al di fuori del nostro mondo  ordinario e della nostra zona di confort, fuori dalla zona più agevole in cui ci troviamo attualmente, in un mondo straordinario: un territorio che ci costringe a crescere e ad evolverci. Una volta oltrepassata la soglia l’avventura ha inizio e non si può più tornare indietro. In questo nuovo mondo ci imbattiamo in nuove prove e nuove sfide, dobbiamo imparare nuove regole.

Prima o dopo arriverà il momento in cui dovremo affrontare la prova più importante, quella decisiva: dovremo affrontare il nostro “demone”, la nostra paura più grande,il nostro lato ‘ombra’ rappresentato dagli aspetti di noi che sono inespressi, incompresi o repressi.  E’ in questo momento del viaggio che il nostro eroe è giunto in un luogo recondito governato da forze ostili. E’ il momento più pericoloso del viaggio. 

Quello della Prova Centrale è il momento critico di ogni storia, durante il quale l’Eroe deve morire o essere sul punto di farlo: solo in questo caso potrà sconfiggere il proprio demone e  rinascere. Ma la vera trasformazione si avrà solo quando il nostro eroe si riconcilierà con le forze ostili, grazie alla nuova conoscenza e esperienza acquisita.  Finchè non comprendiamo e non ci riappacifichiamo con il nostro lato oscuro, con la parte di noi poco integrata, le forze ostili si ripresenteranno ostacolando il nostro percorso.

I ‘demoni’ non sono di per se cattivi o malvagi: simboleggiano le nostre insicurezze, sono un tipo di energia che dobbiamo imparare a governare.  Non dobbiamo lottare contro noi stessi, perchè ne usciremo comunque sconfitti, e il primo passo in ogni cambiamento è invece proprio quello di accettarci per come siamo.  Accettare anche la eventualità che un cambiamento potrebbe non realizzarsi mai.  Accettando le nostre imperfezioni – e non combattendole – riusciamo a esprimere nuove potenzialità. Esprimendo – e non reprimendo – le nostre emozioni diventiamo più completi.

Trasformare il proprio demone può significare anche sviluppare una speciale abilità, scoprire una risorsa speciale o una nuova convinzione. Il lato Ombra – infatti – può anche dare rifugio a qualità positive nascoste o rifiutate per qualsiasi motivo.

 In questo modo completiamo il compito  per cui siamo stati chiamati, troviamo il modo di rispondere alla chiamata.

L’ultima fase del viaggio è il ritorno a casa: trovare la strada verso casa da persona trasformata, portando con se il tesoro che si è scoperto: una lezione da condividere con gli altri,  la conoscenza e l’esperienza ottenute come risultato del  viaggio.

Il “viaggio dell’eroe“ è una metafora del percorso compiuto da tutte quelle persone che, accogliendo una chiamata, affrontano l’incertezza del cambiamento per seguire ciò che sono chiamate a fare.
Eroi sono, allora, tutti coloro che, nonostante i pregiudizi degli altri e le proprie paure hanno il coraggio di seguire la propria vocazione e di fare della vita il proprio viaggio.

Un viaggio difficile, che inizia nel momento in cui varchiamo la soglia che divide la via vecchia da quella nuova, e  ci addentriamo in un territorio sconosciuto dove tutto può succedere, e dove si compie la nostra trasformazione[1].

Per realizzare il cambiamento, dunque, bisogna – come prima cosa – accogliere la chiamata, decidere di oltrepassare la soglia, uscendo fuori dalla propria zona di confort, in un territorio che ci spinge ad affrontare l’incertezza e ad evolverci.  E non bisogna arrendersi alle prime difficoltà che si incontrano.

E quanti di noi invece di affrontare e risolvere i problemi, i conflitti, le paure, preferiscono rifugiarsi in un mondo illusorio e rinunciare poco per volta ai propri sogni?

I meccanismi di regressione verso l’abitudine, il tentativo di mantenere equilibri, anche se precari o dannosi, mosso dalla pulsione umana verso la sedentarietà o dalla difesa del carattere da attacchi esterni sono i veri antagonismi al cambiamento[2].

Invece è bello impegnarsi per realizzare la propria vita, sentire di avere il potere di realizzare i propri sogni, fare esperienza della vita affrontando mille difficoltà da cui trarre insegnamento. Essere adulti e maturi, ma non cinici e rassegnati.

Lo scrittore francese André Maurois scrisse: «La vecchiaia è ben altro dai capelli bianchi e dalle rughe, è la sensazione che sia troppo tardi e che i giochi siano fatti, che la scena appartenga alle nuove generazioni. La vera malattia non è l’indebolimento del corpo, ma l’indifferenza dell’anima».

 

Ritagliati un piccolo spazio di riflessione e rispondi alle seguenti domande

 

Cosa sta cambiando nella tua vita adesso? 

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A quali chiamate  stai  dando ascolto adesso?

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C’è qualche chiamata che stai ignorando?  Qualche bisogno di cambiamento che non stai ascoltando? Se lo seguissi cosa accadrebbe?

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Qual è il tuo lato ombra (il demone interiore) che stai affrontando? qual’è la tua paura più grande? cosa ti frena?

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Quali tue convinzioni si stanno trasformando?  quali tuoi nuovi doni personali stai scoprendo?

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Osho scrive: “Il seme non può sapere cosa accadrà, il seme non ha mai conosciuto il fiore. E il seme non può neppure credere di avere le potenzialità di diventare un fiore meraviglioso. Il viaggio è lungo, ed è di gran lungo più sicuro non affrontarlo mai, poichè il sentiero è sconosciuto; nulla è garantito. Nulla può essere garantito. I rischi lungo il cammino sono infiniti, i trabocchetti in cui cadere moltissimi – e il seme è al sicuro, nascosto all’interno del suo duro involucro. Ma il seme compie degli sforzi, fa tentativi; lascia cadere il rigido guscio che rappresenta la sua sicurezza, inizia a muoversi. E subito comincia la lotta: la battaglia col terreno, con le pietre e le rocce … il seme era duro, il germoglio sarà estremamente fragile e i pericoli saranno immensi. Per il seme non c’era pericolo, avrebbe potuto sopravvivere millenni, mentre per il germoglio i pericoli sono infiniti. Ma egli si lancia verso l’ignoto, verso il sole, la fonte di luce, senza sapere dove andare, senza sapere il perchè. Pesante è la croce da portare, ma un sogno possiede il seme ed egli va avanti.  Il sentiero dell’uomo è simile, è arduo e richiede molto coraggio”[3].

 


[1] Ceredi G. Il coraggio di essere se stessi, Edizioni Lampi di Stampa

[2]Trevisani D. Regie di cambiamento, FrancoAngeli

[3]Osho  I tarocchi zen di Osho  Edizione d’arte Lo Scarabeo, 1994

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