La proposizione dei servizi finanziari alla clientela ha subito una profonda rivisitazione come conseguenza della crisi del 2008 (cd. crack della Lehman Brothers). Molti compresero che il loro lavoro sarebbe inesorabilmente cambiato a partire da quel passaggio epocale.

A bilanciare questo fatto drammatico, ci hanno pensato gli organi di controllo e vigilanza che, con MIFID II, stanno introducendo ulteriori elementi di tutela degli interessi dell’investitore, con l’obiettivo di rendere la consulenza finanziaria un’attività più trasparente, consapevole e responsabile.

Come spesso accade dopo i periodi di crisi, le persone tendono a riscoprire risorse interne che erano precedentemente sopite o sotto utilizzate.

Quando accadono certi fatti drammatici, è importante che un consulente possa trovare degli spazi di attivante riflessione personale, per fare un bilancio delle proprie competenze distintive che gli permetteranno di continuare a competere nel nuovo scenario, possibilmente con successo.

Inoltre, questo pit-stop di riflessione è funzionale a permettere di condurre un’analisi sulla propria capacità di resilienza in presenza di situazioni impegnative o di clienti intimoriti, e sulla base di questa analisi provvedere a consolidare la propria leadership professionale.

Da anni ci occupiamo di Leader che operano in diversi settori, e tra le domande più ricorrenti certamente sentiamo:

“In che modo, lavorando sulla mia Leadership, posso supportare la mia crescita professionale?“

“Quali possibilità ho di sviluppare il mio stile di Leadership, in un contesto come quello in cui opero?”

Parlare di Leadership spesso fa glamour e scatena nelle persone archetipi sul Leader Ideale che possono essere di dubbia interpretazione. Ad esempio succede quando qualcuno pensa ancora che Leader si nasca, confondendo in tal modo il carisma con la Leadership.

“Carisma” deriva dalla parola di lingua greca χάρισμα (charisma), che a sua volta derivata dal sostantivo χάρις (cháris), ovvero “grazia” e assume, in entrambi i casi, il significato di “dono”, denotando la capacità umana di esercitare una forte influenza individuale o spirituale su altre persone.

Kotter (1995), riferendosi al carisma, inteso come risultante di variabili convergenti generative di Leadership, sostiene che esso non è un requisito così diffuso nello spiegare il significato dell’esser Leader, come invece comunemente si crede.

Si può affermare che tra le qualità principali attribuibili ad un leader c’è anche il carisma, ed è statospesso osservato che una leadership efficace concorre a rafforzarlo.

Secondo Maxwell ad un certo punto nella vita ci si può trovare, per diverse cause (es. promozioni, change management derivanti da nuove normative, cambiamenti organizzativi, procedurali, ecc.) a ricoprire posizioni da leader e scoprire, di conseguenza di non riuscire ad avere successo con ipropri collaboratori, clienti, e più in generale portatori di interessi.

Tale situazione potrebbe far scaturire la domanda di cosa si intende per leadership e come diventare leader.

Il primo ministro inglese, Benjamin Disraeli saggiamente ha commentato: “essere coscienti di ignorare è un grande passo verso la conoscenza”.

Maxwell si è trovato in una situazione simile nel 1969, quando gli è stato chiesto di ricoprire unaposizione da leader.

Precedentemente nella sua vita aveva capitanato squadre sportive ed era stato il presidente degli studenti al college, quindi pensava già di essere un leader. Ma quando si è confrontato con la nuova realtà lavorativa ha scoperto la terribile verità, ovvero che essere investito della carica non voleva dire essere già un leader. Ha dovuto affrontare diversi conflitti di natura personale e professionale prima di ammettere onestamente a se stesso che pur ricorrendo alla sua potente carica energetica ed al suo carisma aveva bisogno di altro. E’ stato questo il momento in cui ha realizzato che la leadership sarebbe stata la chiave funzionale al raggiungimento degli obiettivi della sua carriera (cit. “se non avessi migliorato la leadership, la mia carriera si sarebbe impantanata, e non avrei mai conseguito gli obiettivi fissati per me stesso”).

Inoltre va sfatato quello che potrebbe essere un falso mito, ovvero che essere leader è richiesto solo ai top manager o all’organo esecutivo (o ai suoi compenti) di una società. Le persone a prescindere dai contesti in cui sono calate, sempre più spesso usano chiedersi come fare a “trovare la propria voce”, come fare ad essere coinvolti attivamente in contesti nuovi, ad ottenere una nuova opportunità, ad affermare il proprio pensiero, avere una visione.

E’ possibile raggiungere tali obiettivi solo attraverso la presa di coscienza che la loro realizzazione avviene assumendosi la responsabilità a livello personale e coltivando e vivendo la passione nel perseguimento degli stessi, con la determinazione di non rinunciarvi finché non siano raggiunti.

Questo rende il processo visibile e trasparente agli altri (es. collaboratori, portatori di interesse) che non sono coinvolti solo come dei meri esecutori, bensì hanno la possibilità di partecipareattivamente essendone ispirati.

Quindi ne deduciamo che lavorare sulla propria Leadership, assume una connotazione più rilevante del livello “Archetipico“ a cui molti di noi sono avvezzi.

Quando pensiamo ai grandi Leader (es. Ghandi, Martin Luther King, Che Guevara, Steve Jobs, ecc.), ci vengono in mente alcune caratteristiche comuni. A fini esemplificativi ma non esaustivi ne riportiamo di seguito alcune:

  • l’integrità, l’autenticità e la passione;
  • la fiducia nelle proprie capacità;
  • la convinzione nelle proprie credenze;
  • il fidarsi del proprio istinto
  • il saper mantenere la rotta
  • l’esser pronti ad argomentare e sostenere la propria visione, e il saper prendere decisioni;
  • Il sapere comunicare (in termini di ascolto, di dialogo e di scrittura).

La Leadership può essere vista come una vetta da scalare, un traguardo a cui si arriva, e ciò implica un intenso e costante lavoro di consapevolezza ed esperienza funzionale all’allenamento di tutte quelle abilità che ci consentono di padroneggiare:

  • gli stati interni (il se)
  • lo “spazio problema”(il sistema), tenendo conto di eventuali dipendenze dal contesto e/o dal ruolo giocato dal Leader;
  • la comunicazione e la relazione con gli altri.

Ma allenare la propria Leadership significa prima di tutto accreditarsi con i propri Followersintendendo per Followers non i gregari che fanno la “Clap al One Man Show “ come è tipico di alcuni contesti aziendali dove si promuove ancora una cultura arcaica fatta da Manager e Operativi che sposano idee comuni e alienano la loro creatività.

Qui per Followers si intende quella comunità di persone che sposa la Vision promossa dal Leader riconoscendogli la capacità di realizzare “un mondo al quale essi stessi desiderano appartenere“ (R. Dills).

La Leadership non distingue le persone con cui operiamo (familiare – capo – collaboratore – cliente ecc..) ma agisce su tutto il nostro “sistema di vita”.

Immaginiamo, ad esempio, come può sentirsi un cliente che ci riconosce come un Leader!

I clienti acquistano prima di tutto noi, la nostra persona, ciò che trasmettiamo – i nostri personali valori – il perché facciamo una determinata cosa, la nostra Vision.

Apple non comunica cosa fa, ma comunica perché lo fa. Martin Luther King ha guidato un movimento per i diritti civili, ma era l’unico a farlo? Come mai lui ha smosso folle di persone ed altri no?

Un Followers non vede in noi solo qualcuno che può risolvergli un problema, ma anche e specialmente un riferimento, un modello a cui ispirarsi.

Ma volendo ancora essere più precisi, chi di noi acquisterebbe un’automobile usata da un venditore che utilizza e acquista solo auto nuove? Qualcuno di noi si interrogherebbe sul motivo per cui tale venditore non acquista un buon usato?

E ancora, chi di noi si lascerebbe guidare nella pianificazione finanziaria da una persona che sappiamo essere in difficoltà finanziarie? Anche qui, qualcuno di noi si interrogherebbe se tale persona ha pianificato bene il suo benessere finanziario? E qualora fosse in difficoltà finanziaria, ci si chiederebbe se il motivo delle sue difficoltà sia da far risalire a possibili cattive scelte?

La Leadership per se stessi, nell’accezione che qui descriviamo, è intesa quindi come la capacità realizzativa che ogni essere umano ha dentro di se in quanto tale, che lo porta a fare esperienza nella sua realtà sulla base dei cambiamenti che è riuscito a rendere effettivi. Un leader efficace non dovrà pensare a strategie di marketing operativo per attrarre clienti, bensì il fatto di essere diventato un leader con le sue caratteristiche personali, avrà effetto sulla sua realtà e le persone che saranno in risonanza con il suo “essere” diventeranno dei clienti in modo naturale.

Per portare alcuni esempi:

  • un acquirente di case, si rivolge a chi le case le sa acquistare e farci profitto.
  • un acquirente di auto usate, si rivolge a chi va in giro con ottime auto usate acquistate a buon prezzo.

Un cliente che vuole gestire il suo patrimonio finanziario a quale tipo di Consulente si rivolgerà? Ad un Leader nel campo, a qualcuno che rappresenta meglio questo stereotipo nei fatti per il cliente.

Pertanto il focus principale diventa davvero, diventare Leader per se stessi. Essere consapevolidelle proprie convinzioni – paradigmi e lavorarci fino a cambiare in maniera importante la nostra struttura personale e professionale per restituire al mondo un Leader in grado di testimoniare unarealtà armoniosa e sintonizzata con i propri obiettivi e con i desideri dei clienti, che saranno in risonanza con quella realtà.

Ad esempio possiamo immaginare il fatto che nel mondo ci siano migliaia di clienti che sono alla ricerca di uno stile di Leadership come quello che stiamo realizzando (oppure cercando di realizzare) e che ancora non ci conoscono, da qui la necessità di renderci ancora più visibili attraverso il nostro operato agli altri.

Per fare questo bisogna gradualmente abbattere i muri costruiti dalle “comode abitudini” per dare spazio a una sperimentazione di nuovi potenziali, con cui poter realizzare la Leadership che è in noi.

Alcuni esempi in tal senso potrebbero essere:

  • cambiare approccio con il cliente, concentrarci di più sulla novità rappresentata dal cliente che ha difficoltà a gestire la complessità;
  • sfidare proattivamente la nostra zona di comfort e prepararci alle sfide che la quotidianità ci presenta con tanta, troppa velocità. Un compito impegnativo spesso si rivela essere un buon modo per sbloccare il proprio potenziale;
  • “essere curiosi e mai soddisfatti”: molti scienziati ritengono che un leader può essere riconosciuto dall’atteggiamento espresso di voler fare del proprio meglio ogni giorno! Un concetto questo che sintetizziamo nei nostri laboratori ICTF con le <<prove di superamento personale>>;
  • “interagire con le persone e confrontarsi il più possibile”: utilizzare certamente le nuove tecnologie per comunicare, senza restare eccessivamente legati al desk; cercare l’interazione diretta con gli altri professionisti e colleghi per generare cooperazione e circolazione delle Best Practices;
  • “Ascoltare a tutti i livelli dell’organizzazione”: non dimenticarsi di utilizzare ilprocesso di feedback per dare e ricevere informazioni utili sulle nostre ed altrui prestazioni.

Il tutto per arrivare a stabilire con il cliente una relazione di partnership, nella quale la consulenza di qualità prende il sopravvento naturale su qualsiasi tentativo di proposizione di prodotti e di mera vendita di servizi!

Come professionisti ICTF, abbiamo verificato che integrando diverse discipline in un unico nuovo approccio ontologico, si riesce a stimolare nei professionisti, nei team ed aziende un cammino di crescita evolutivo della loro Leadership.

Un metodo che tiene conto del continuo cambiamento di paradigma a cui siamo soggetti: ecco perché Leadership in evoluzione.

Un che metodo che si focalizza su un patrimonio che fa parte della nostra personalità e che tutti noi abbiamo: Integrità– Autenticità – Passione.

Grazie a questi principi siamo riusciti a far prendere consapevolezza ai professionisti e manager e a condividere tools che accelerano le loro capacità di:

  • stabilire rapporti di Fiducia con tutti;
  • essere percepiti come Genuini ed Affidabili
  • guadagnare credibilità rispetto alla professionalità espressa.

Quindi, a questo punto siamo in condizione di rispondere alla domanda: “in che modo la Leadership può contribuire alla mia crescita professionale?”

Pronti a scalare la vetta?

Buona Leadership a tutti!!
di Francesco di Coste, Pierluigi Ciocci, Luciana Romanazzo

 

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